La storia

Semi di libertà

Il lavoro, la fede e la democrazia furono i capisaldi del fondatore della Cisl. Il cui pensiero è quanto mai attuale. Il 17 agosto di cent’anni fa nasceva a Genova, da famiglia operaia, Giulio Pastore, il fondatore della Cisl, che tanta parte ha avuto nella vicenda sindacale del nostro Paese. Per comprendere a fondo il suo impegno, bisogna rifarsi agli elementi che hanno fondato la sua personalità, il suo modo di essere, di agire e pensare. Intanto, l’esperienza diretta di lavoro, che segnerà profondamente la sua vita e resterà sempre un riferimento preciso della sua azione. Il lavoro assunto nella dimensione fondativa della cittadinanza, della partecipazione e della realizzazione della persona, e pertanto sempre da riscattare dalle condizioni che lo umiliano, lo sfruttano o lo riducono a pura “forza lavoro”. L’esperienza di fede è sicuramente l’elemento essenziale che concorre alla determinazione della personalità di Pastore. Una fede vissuta e poco ostentata, ma capace di attraversare tutti gli atti della sua vita. Lontano da ogni integralismo e clericalismo, cosciente della dimensione laica che la fede esige dal credente, si batterà perché il sindacato che stava nascendo fosse aconfessionale e laico, rivendicando così una chiara, autonoma responsabilità dei laici credenti. Un insegnamento di grande attualità, che chiarisce il senso e il significato di una laicità ricca, che non si contrappone alla dimensione religiosa, ma l’assume nella sua essenzialità. Importante in lui fu anche l’impegno resistente e combattente per la democrazia. Non ebbe mai dubbi che il benessere dei lavoratori fosse strettamente legato al sistema democratico; in questo senso si batté con rigore contro ogni idea totalitaria, fascista o comunista. Nella concezione di Pastore, la democrazia è il luogo dove le classi, i ceti e le persone più deboli possono organizzarsi per rappresentare, rivendicare e conquistare i loro diritti e affermare la cittadinanza sul terreno politico, sociale ed economico. È partendo da questa idea forte di democrazia che maturerà dentro la Cisl il tema della democrazia economica, da svilupparsi attraverso la libera associazione sindacale, la negoziazione, la mobilitazione e la partecipazione dei lavoratori in tutti gli aspetti della vita economica. Sono queste le direttrici fondamentali del pensiero e dell’agire di Pastore. Da queste discenderà una impostazione di modello sindacale che ancora oggi rimane fortemente attuale. I tempi sono molto diversi, oggi, il movimento sindacale italiano si trova a fare i conti con profondi cambiamenti: l’affermazione del sistema bipolare; i processi di trasformazione del lavoro, e dei modi di fare impresa; il mutato rapporto tra sindacato e politica; la capacità del sindacato di ampliare la sua rappresentanza ai nuovi lavori e la definizione di nuovi strumenti di tutela contrattuale e legale; l’apertura di spazi verso la democrazia economica.
Pluralismo, tema centrale

In questo contesto, il tema della libertà e del pluralismo ritorna a essere centrale. L’atomizzazione della società, la frammentazione e parcellizzazione del lavoro, l’indebolimento delle reti sociali producono una serie di fenomeni di massificazione indistinta che lascia spazio a nuove forme di condizionamento gestite dai monopoli della comunicazione, dell’economia, della finanza e della tecnica. In questa realtà vanno ricercate nuove modalità partecipative in grado di ricostruire un ambito pubblico inteso come comunanza, condivisione, pluralità di prospettive, uguaglianza e differenze. Il problema vero è che l’avvento del bipolarismo è ancora vissuto come termine ed esaurimento del modello precedente e non come nuovo inizio. Occorre allora identificare nella libertà la categoria fondamentale per leggere il passato e interpretare il presente. La libertà è connessa al passato, poiché non potrebbe esercitarsi in uno spazio concettuale vuoto, ma nello stesso tempo è all’origine della novità. Il modello bipolare, nel porre limitazioni alla pluralità della rappresentanza politica, rafforza la stabilità dei Governi e la capacità di decisione, ma allo stesso tempo esalta la personalizzazione, indebolisce le forme reali della partecipazione dei cittadini e crea problemi alle rappresentanze sociali che, più che a rappresentare, sono chiamate a schierarsi, perdendo la loro autonoma soggettività politica.

Rilanciare l’autonomia

Seguendo la lezione di Pastore, è chiaro che a questa situazione si risponde rilanciando il concetto di autonomia, ovvero della libertà – data o conquistata – delle persone di associarsi, autorganizzarsi e rappresentarsi: è il tema del sindacato inteso come associazione che viene liberamente scelta per tutelare, emancipare, partecipare. Il concetto di associazione e di autonomia fu fondamentale per l’idea del “sindacato nuovo” che negli anni ’50 la Cisl venne elaborando e concretizzando. Oggi, un rilancio di quell’intuizione originale e feconda ci obbliga a insistere perché, anche in un sistema bipolare, non tutto venga concentrato sulla dimensione politica, naturalmente a scapito di quella sociale. In questa situazione, la vera novità e il vero inizio stanno nella possibilità che con il bipolarismo si affermi un’idea e un modello pluralista di democrazia che sappia andare ben oltre la mera rappresentanza politica. Per salvaguardare la libertà, è oggi quanto più necessario determinare un sistema di rappresentanza e di cittadinanza democratica in grado di combinare le identità collettive della società civile con l’attuale semplificazione della rappresentanza politica, in modo da valorizzare il carattere fortemente pluralistico delle società contemporanee. In questo contesto, l’autonomia sindacale cambia sostanza e da un’autonomia “da” si trasforma in un’autonomia “per”, da negativa e difensiva diventa propositiva. Compito della rappresentanza sociale e sindacale è quello di sfidare i programmi e il governo della politica facendo rappresentanza prima e dopo le contese elettorali. Non tocca al sindacato, ai sindacati, segnare una vicinanza agli schieramenti politici: tocca a loro, invece, cogliere le istanze che questa rappresentanza primaria mette in campo. Diceva Pastore: “Il sindacato deve essere apartitico; in nessuna maniera deve subire la diretta influenza delle correnti politiche organizzate. È qui che il tarlo può fare capolino e, facilitato dalle particolari condizioni del momento, può arrischiare di minare l’ambiente unitario”. Sembra quasi una profezia sui nostri tempi.

Fedeli al suo insegnamento

La Cisl vuole restare fedele all’insegnamento del suo fondatore e pertanto non rinuncia a svolgere in modo autonomo un ruolo politico, a far agire autonomamente nella società e nei confronti della politica i valori della sua storia e della sua rappresentanza: si rifiuta di essere, direttamente o indirettamente, organicamente collegata a una parte politica. Pastore era convinto che fosse indispensabile “un’effettiva partecipazione dei lavoratori liberamente organizzati, attraverso la rappresentanza delle loro libere organizzazioni, al momento della elaborazione, dell’esecuzione di ogni piano di sviluppo economico e sociale”. Ed è quello che si è fatto nel corso degli anni ’90 con la politica di concertazione e che si vuole ora rilanciare con l’intesa firmata il 5 luglio tra Governo e parti sociali, a cui si è sottratta la Cgil. Rileggendo oggi l’azione sindacale e politica di Pastore, ci rendiamo conto di quanto la Cisl gli debba, di quanto gli debbano il sindacalismo italiano e la nostra democrazia.

Savino Pezzotta
di Savino Pezzotta